Qualche tempo fa una ragazza mi ha chiesto come sono arrivata a fare questo lavoro.
Parlandone con lei (ciao Laura!) ho pensato che mettere per iscritto qual è stato il mio percorso potrebbe essere utile a qualcuno. E anche a me, per fare un po’ d’ordine in quello che ho fatto fino ad oggi e quello che voglio fare in futuro.
Ma quindi cosa faccio?
Quale lavoro quindi?
Ho amiche che fanno solo finta di sapere cosa faccio, parenti che me lo chiedono tutte le volte che mi vedono e lo capiscono mai, e genitori che ho il dubbio, che sì, nemmeno loro sanno bene cosa faccio.
La definizione più comune potrebbe essere quella di social media manager. Sicuramente è la più facile. Ma spesso sono anche copywriter e content creator. Qualcuno ha anche il coraggio di chiedermi di fare delle grafiche – cosa che faccio con pessimi risultati.
Al di là di queste definizioni, che spesso sono usate impropriamente, e proprio per questo generano tanta confusione, forse meglio dire cosa faccio in concreto.
Ho iniziato da copywriter, scrivendo blog post (gli articoli dei blog aziendali) e testi per siti web (che rimane la mia cosa preferita, anche se non mi capita quasi più di farlo).
Ora gestisco una parte della comunicazione di aziende, negozi e liberi professionisti. Prendo in gestione i loro account social – Instagram, Facebook, LinkedIn – progetto insieme a loro il piano editoriale (cioè tutto quello che verrà pubblicato), faccio foto, video, scrivo i testi, programmo e pubblico i contenuti. Provando a sviluppare e seguire un filo conduttore narrativo, cosa non sempre possibile.
Per i clienti che hanno un’identità digitale, diciamo, più “evoluta”, scrivo gli articoli del blog, le newsletter e progetto le campagne social, più banalmente la pubblicità su Instagram e Facebook.
Faccio formazione e insegno come si usano i social per finalità di business e come si scrive per il web. Questa formazione è pensata per chi non ha budget per delegare la gestione dei social e deve imparare, o a chi ci tiene a farlo da sé, in modo curato, professionale ed etico.
Gli inizi
Ho iniziato a fare questo lavoro tardi, solo pochi anni fa, quindi aprire la partita iva e lavorare da freelance è stata una scelta obbligata.
Iniziare a lavorare nella comunicazione fin da subito dopo la laurea o la maturità ti permette di metterti in gioco molto di più, magari con agenzie di comunicazione di alto livello (le uniche, forse, che oggi ancora assumono). Una scelta che però ha il proprio scotto da pagare: si lavora a progetti molto più entusiasmanti, si vedono grandi risultati, ma spesso non ci sono orari di lavoro e la vita privata diventa un lusso.
Ho cominciato un po’ per caso: avevo saputo, tramite una recruiter, che un’agenzia di comunicazione di Reggio Emilia cercava un copy. Non avevo esperienza, ma sapevo scrivere e avevo una laurea in Scienze della Comunicazione, nello specifico giornalismo e cultura editoriale. Dopo un colloquio ho cominciato a lavorare con loro e dopo un anno ho aperto la partita iva, con un fisso dall’agenzia e un paio di clienti miei.
Ho fatto tanti testi per siti web, tanti articoli e tanti, tantissimi post. Da questa esperienza ho imparato molto e ho gettato le basi di quello che è il mio lavoro oggi, e dell’etica che deve guidarlo. In due anni sono arrivata a gestire otto clienti e due collaborazioni con agenzie di comunicazione (che ho poi ridotto a una).
E poi il 2023.
Oggi
La collaborazione con l’agenzia di comunicazione che avevo tenuto cominciava ad andarmi un po’ stretta. Come l’ufficio nello studio di casa, con il pc sempre acceso e il lavoro che come una piovra si stava prendendo ogni momento della giornata.
E allora mi sono guardata intorno e ho aperto un ufficio tutto mio (che è stata anche la scusa per trasferirci la metà dei miei libri, che a casa non ci stavano più). Ho scelto Guiglia, il mio micro paesello, perché non volevo perdere troppo tempo in macchina, e volevo portare i miei cani con me tutte le volte che volevo. Nel frattempo, la collaborazione con l’agenzia è defunta di morte naturale.
Ad oggi seguo 11 clienti, qualche progetto di formazione individuale e qualche collaborazione continuativa per il copywriting (come testi per cataloghi ceramici, editing di manoscritti, progetti di naming).
E il lavoro ha trovato una dimensione decisamente più umana.
Come si trovano i clienti?
Quando si fa questo lavoro si dovrebbero conoscere bene quali sono i modi per trovare i clienti. Campagne social, campagne Google, piani editoriali progettati ad hoc…la realtà è che un freelance fa davvero fatica a trovare il tempo per fare queste cose per sé.
E infatti la maggior parte dei miei clienti sono arrivati con il passaparola. Hanno visto il lavoro che ho fatto per altri, hanno chiesto ad amici “conosci qualcuno che…”, sono passati davanti all’ufficio e hanno visto la vetrofania, oppur qualche collega ha fatto il mio nome.
Non è un metodo scientifico, e nemmeno misurabile, di pianificare il proprio lavoro. Non consiglierei a nessuno dei miei clienti di fidarsi e affidarsi esclusivamente al passaparola.
Nei miei piani c’è di rendere un po’ più automatico e strategico l’arrivo di nuovi clienti, ma la realtà è che ho un numero limitato di ore durante il giorno. Non ho scelto un modo scalabile di fare il mio lavoro, quindi il numero di clienti che posso avere è per forza di cose finito.
In queste prime settimane del 2024 ho fatto il restyling del sito web, e in agenda ci sono piano editoriale, blog, campagne. Vedremo come andrà!
Un po’ di numeri
Ma vediamo al sodo e a quello che chiunque voglia fare questo lavoro vuole sapere: quanto si guadagna?
Diciamo che in 4 anni si può arrivare a fatturare 50.000 all’anno. 20.000 se ti sbatti poco, anche 70.000 se ti sbatti tanto e riesci ad avere una fascia di clienti più altospendenti.
Sono pochi per un freelance? Sono tanti?
Dipende da quanti ne vuoi tu.
E da quanto scegli di dedicare al lavoro: la domenica vuoi lavorare o vuoi andare al mare? Le sere le vuoi libere sempre, o non hai problemi a stare a pc fino a mezzanotte?
La questione economica è sempre molto delicata perché parlare di soldi tocca nervi scoperti che spesso hanno a che fare con il nostro concetto di successo e fallimento, non con la nostra felicità.
Sapere quanto ti serve per vivere serenamente ti permette anche di fare una scelta su come lavorare e con chi, su quali prezzi fare, quando abbassarli e quando no.
Qualche tempo fa mi sono imbattuta nel post di una freelance che chiedeva consiglio a un gruppo Facebook di professionisti su quanto far pagare una singola newsletter a un’azienda. La cifra finale era di circa 250 €. Ecco, io ho scelto di lavorare con clienti che se gli dico che una newsletter gli costa 250 € dopo devo chiamare un’ambulanza.
Sono scelte.
Cosa scegli di sacrificare per fatturare 150.000 € l’anno da freelance? E hai le capacità per arrivarci? Ci sono aspetti del tuo lavoro che puoi rendere scalabili e quindi relativamente indipendenti dal tuo tempo? (scalabile significa, molto alla buona, che il tuo servizio diventa un prodotto: invece che gestire i social crei un corso online per insegnare ai tuoi clienti a farlo, e vendi questo corso. Non potrai mai arrivare a gestire 200 clienti, ma puoi tranquillamente vendere lo stesso corso 200 volte, non dipende più dal tuo tempo).
E le spese?
Se lavori da casa ti togli dai piedi un bel po’ di spese.
Io ho scelto di aprire un ufficio perché lavorare da casa, che nei primi anni mi era piaciuto tantissimo, aveva cominciato ad abbassare la mia qualità di vita. Computer sempre acceso, meno concentrazione e poi dovevo sempre essere io ad andare dai clienti.
Per cui ho preso un ufficio, di cui pago 300 € di affitto e 60 € di bollette al mese circa, e 25 € di connessione: spese che prima non avevo.
Le spese che invece bisogna mettere in conto che si lavori da casa o no, sono quelle per tutti i tool, gli abbonamenti e la formazione che ti serviranno per fare bene il tuo lavoro.
Piattaforme come Canva, un cellulare molto più che decente, un programma di editing di foto e video, uno di ricerca e analisi keyword (io ho scelto Answer the Public, ad esempio): sono tutti strumenti da mettere a budget.
Ma la voce più impattante per me dopo l’affitto è la formazione. Investo dai 1.000 ai 2.000 € di formazione all’anno, tra corsi, eventi e gruppi.
La formazione
La collaborazione con la prima agenzia di comunicazione, lo Studio Omega di Reggio Emilia, mi ha dato molto in termini di formazione. Dal metodo di lavoro all’etica, da quali corsi fare a quali guru della comunicazione seguire.
Non si può pensare di fare questo lavoro e rimanere fermi a fare sempre le stesse cose. Bisogna studiare, bisogna provare e bisogna imparare da chi è più bravo.
Con molta attenzione però.
La formazione in ambito digitale è diventata un business senza regole. Prova a mettere un like alla sponsorizzata Instagram di un qualche social media manager che propone un corso online e ti ritroverai la bacheca invasa da decine e decine di “comunicatori”. Ti sembreranno tutti più bravi di te, più competenti, più professionali, più avanti.
A volte è così e a volte, davvero…no.
Il confronto con gli altri è sicuramente un motore di crescita importante, ma bisogna saper scegliere bene quali sono questi altri con cui confrontarsi.
Ho passato molto tempo a cercare di colmare tutte le lacune che sentivo di avere, a fare corsi su corsi, fino ad averne la nausea. La sindrome dell’impostore è sempre dietro l’angolo.
Sono contenta di avere studiato tanto e sicuramente continuerò a farlo, ma sono arrivata ad un punto in cui la formazione migliore la faccio sul campo, confrontandomi con i clienti e con i risultati che otteniamo insieme.
Anche perché spesso i corsi online ti insegnano a lavorare a livelli altissimi, con brand top e progetti fantasmagorici. Ma in realtà tu devi fare il piano editoriale di un cliente caprone che non ti risponde neanche al telefono. Oppure devi fare una campagna di lead generation su Facebook per cui ci vorrebbero tre settimane di pianificazione e ti hanno dato 3 ore.
Quali corsi ho fatto:
- CopyWeb di PennaMontata
- CopySocial sempre di PennaMontata
- Veronica Gentili Academy
- Social Media Framework di Marketers
- Copymastery di Marketers.
Più una miriade di corsi e corsetti e una valanga di libri, tra cui mi sento assolutamente di consigliare:
- Story or Die di Lisa Cron
- Scrittura ribelle di Ella Marciello
- Struttura & Sintassi di Luisa Carrada (per dirne uno, tutti i suoi libri sono da leggere)
- Nomi & Naming di Linda Liguori
e poi ce ne sarebbero davvero una marea, per ora lascio questi, tra gli ultimi che ho letto.
Quale corso invece consiglierei tra tutti?
Social Media Framework di Marketers. Non ti insegna ad aprire un account Business Manager passo passo, o come programmare post o come impostare una campagna Meta. Ma ti spiega come catturare l’attenzione del pubblico, come creare contenuti di qualità e come aiutare davvero i clienti.
Lavorare con un’agenzia
Perché al momento non collaboro più con le agenzie di comunicazione?
La cosa più difficile da gestire è il fatto di essere una freelance che lavora in agenzia. Le agenzie, almeno quelle di media-piccola dimensione, difficilmente hanno il budget per assumere. Si rivolgono a freelance ma affidano loro progetti continuativi come fossero dipendenti. Con chiamate, call, riunioni e mail che impegnano le otto ore giornaliere. Proprio come un dipendente.
Ma senza nessuna agevolazione propria di un contratto dipendente.
A questo si deve aggiungere il lavoro per i propri clienti, perché non puoi fatturare sempre alla stessa azienda sola e perché di solito non ci campi con la sola agenzia.
E sfatiamo un mito: la partita iva forfettaria le paga le tasse, le paga eccome!
Ci tengo a precisare che queste sono le difficoltà che ho incontrato io. È stata la mia esperienza, e quella di alcuni colleghi e colleghe con cui mi sono confrontata, ma certo non di tutti.
A me non andava bene, ho aperto il mio ufficio e ora mi dedico ai soli clienti “diretti”.
Ci sono però anche degli svantaggi: lavorare in agenzia ti permette di confrontarti, trovare nuove idee, magari ti aiuta a mantenere alto l’entusiasmo sui progetti. Da soli è un po’ più difficile.
Anche qui…è una questione di scelte.
Quelle che ho fatto io mi hanno portato a lavorare in ambito digitale per imprese locali. Da un lato non ho mai potuto lavorare a progetti grandiosi con budget stellari, ma il mio lavoro mi ha fatto conoscere tante persone. Alcune sono diventate buone amiche. Sono a mia volta cliente di alcuni miei clienti e ho trovato una dimensione lavorativa che mi rende felice.
Se vuoi vedere i clienti e le aziende con cui ho lavorato o sto lavorando, li trovi in homepage. Se invece hai altro da chiedermi, puoi scrivermi quando vuoi!